Foibe: una sentenza esemplare



Ma i mass media non se ne occupano...

"Quando si parla di foibe ci si riferisce alle violenze di massa a danno di militari e civili, in larga prevalenza italiani, scatenatesi nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945 in diverse aree della Venezia Giulia e che nel loro insieme procurarono alcune migliaia di vittime. È questo un uso del termine consolidatosi ormai, oltre che nel linguaggio comune, anche in quello storiografico, e che quindi va accolto, purché si tenga conto del suo significato simbolico e non letterario." (1)

Ma è proprio così?

È venuto a conclusione da poco tempo anche l'ultimo atto delle controversie giudiziali esperite su plurime denunce di personaggi della destra nazionale, relativamente al cosiddetto "caso foibe" che per tanti anni ha fatto clamore sulla stampa nazionale.


Le foibe (dal latino "fovea", che significa "fossa"), sono solo voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall'erosione di corsi d'acqua, che possono raggiungere anche i 200 metri di profondità. È noto cosa siano le cosiddette "foibe carsiche", derivanti dalla naturale conformazione dei luoghi, ove era tipica l'esistenza di "inghiottitoi" o spazi più o meno stretti e nascosti, sovrastanti caverne sotterranee anche di vasta estensione e notevole profondità.

Il vasto filone giudiziario relativo al "caso foibe", innestato dalle destre principalmente triestine, aveva tratto origine dalle vicende avvenute all'epoca della aggressione nazifascista contro l'allora stato jugoslavo, dalla successiva cruentissima lotta partigiana svoltasi nelel zone di confine, e poi, a cavallo della fine del conflitto mondiale, dalle feroci contese e ritorsioni, anche da parte delle popolazioni slave locali, derivanti dalla rioccupazione di quelle terre da parte dell'EPLJ - Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo.
In quelle zone da sempre nei secoli erano avvenuti accesi scontri tra le popolazioni locali ed anche tra eserciti più o meno grandi che si fronteggiavano e che, quando si trovavano nella necessità di sbarazzarsi di materiali inutilizzabili o vittime, avevano trovato comodo evitare scavi in superficie, molto difficili a causa della durezza della roccia carsica affiorante, liberandosene attraverso immissione in tali caverne sotterranee, dette "'fosse" o "foibe" , dalle quali non potevano essere più recuperate.
È storicamente accertato che quelle cavità naturali erano state sempre usate, sino dai tempi delle guerre medioevali e poi in seguito, gettando in quelle profondità imperscrutabili anche i corpi di persone d'ogni genere, uccise in qualsivoglia scontro, ed anche fatte sparire nel corso di faide personali.

Le ricerche e gli scavi, sia pure parziali, avvenuti nell'ultimo dopoguerra in alcune di queste caverne naturali, talune profonde anche un centinaio di metri, avevano portato a scoprire, nelle molte decine di metri di altezza di quegli strati, resti d'ogni genere: carri, cavalli, anche cannoni della guerra 1915-18, cadaveri di soldati e civili d'ogni nazionalità - anche austriaci della guerra 1915-18, camion americani, materiali bellici e civili non più utilizzabili, e infinite altre cose, e con esse anche tanti cadaveri di partigiani uccisi dai nazifascisti; poi di civili trucidati da questi ultimi nelle feroci rappresaglie avvenute ad opera anche dell'esercito italiano; infine di persone poi soppresse dalle stesse popolazioni locali rientrate nei territori di origine, oltre che dall'esercito dell'EPLJ, colpevoli o presunte tali di collaborazione con i nazifascisti ed i loro fiancheggiatori locali.

Occorre rilevare che nelle stesse zone ed anche in ogni altro luogo ove l'esercito nazifascista aveva operato nell'intero corso dell'occupazione dei territori jugoslavi, erano state commesse da questo atrocità d'ogni sorta ai danni delle popolazioni locali, denazionalizzate con la forza in tutti i modi, perseguitate, affamate e sterminate o disperse a morire nei campi di concentramento di Gonars, Renicci, Boscochiesanuova, ecc., tanto che verifiche compiute nel dopoguerra sul numero dei morti per cause belliche o politiche per mano dei nazifascisti, aveva accertato che erano scomparsi quasi 1.600.000 cittadini jugoslavi, poco meno di un decimo della sua intera popolazione.

Rispetto a tale situazione, nel nostro dopoguerra, dimenticando gli infiniti strazi ed efferratezze compiute dai nostri eserciti ai danni di quelle popolazioni jugoslave ed anche slave dei nostri stessi territori, aggredite e sterminate, la politica delle destre nazionali, unitamente alle frange più estreme degli irredentisti giuliani e triestini, ha innestato compagne di feroce odio politico contro le sinistre, additandole quali responsabili delle ritorsioni jugoslave nel dopoguerra in quelle zone di confine ed addirittura di avere compartecipato agli ultimi infoibamenti.
Queste iniziative delle destre si sono sviluppate in molte direzioni.
Anzitutto, poco tempo dopo la ripresa della vita democratica nel nostro paese, vi è stata la presentazione di numerose denunce alla Magistratura italiana per reati di strage e genocidio, a carico di esponenti della Resistenza, sia italiana che jugoslava.
L'estrema destra, poi, ha dato corso a sfrenate campagne antipartigiane ed anticomuniste contro i nostri resistenti, accusandoli, sulla stampa nazionale e locale e con gli organi informativi di allora (radio e poi televisione) ed i migliaia di comizi e riunioni, di essere stati responsabili di attività antinazionale compartecipando durante la guerra ad una politica diretta a staccare dai nostri confini una parte del territorio nazionale.
Nel contempo ha accusato la Resistenza italiana e jugoslava di avere assassinato decine di migliaia di nostri cittadini abitanti in quelle zone di confine ed all'uopo ha chiesto ed ottenuto dalla Magistratura e dalle Autorità italiane la riapertura delle foibe onde accertare il numero delle vittime.
Tutto ciò nell'ambito di una violenta campagna diffamatoria contro le Resistenze, attraveso numerose pubblicazioni (libri, articoli sui principali giornali, ecc.) con lo scopo di deformare la risultanze storiche.

E occorre dire che la campagna mediatica ha ottenuto un considerevole successo: si è infatti radicata la diffusa opinione che i "rossi" - italiani e slavi - abbiano infoibato decine di migliaia di persone; ma, naturalmente,

Per quanto concerne le denunce presentate, la Magistratura e le Autorità hanno ordinato l'apertura delle foibe e l'operazione di rilevamento delle persone ivi trovate uccise, operazione che ha potuto accertare (si vedano i verbali ufficiali) l'esistenza di un numero di infoibati in entità fortemente ridotta rispetto alle prospettazione delle accuse dei denuncianti, e inoltre si è verificato che la maggior parte degli infoibati non era identificabile.

Per quanto poi il numero degli scomparsi italiani, o perchè infoibati, o perchè deportati in campi di concentramento jugolavi e non più tornati, anche il numero indicato dai denuncianti potè essere largamente ridotto, come accertato, con massima prudenza ed oculatezza, nel libro scritto da Claudia Cernigoi ed edito da Edizioni KappaVu.
Per quanto concerne le denunce presentate innanzi alla Magistratura triestina, competente in merito, questa, a partire dal 1946 in avanti, ha svolto lunghe e laboriose indagini che non hanno portato all'incriminazione di chichessia e per qualsivoglia reato; sino a che una nuova ondata di denunce ripresentata dalle destre, non più a Trieste, bensì avanti alla Procura di Roma, anche contro ufficiali dell'EPLJ e per il reato di genocidio, è finita sul tavolo del Sostituto Procuratore della Repubblica dr. Giuseppe Pititto.
Questi, nel giro di pochissimo tempo, assunte informazioni estremamente generiche principalmente da personaggi dell'estrema destra (Pirina, padre Rocchi, ecc.), ha ritenuto di concludere le sue indagini a tamburo battente ed ha chiesto il rinvio a giudizio di tre Ufficiali dell'EPLJ, innanzi alla Corte d'Assise di Roma, per reati di omicidio pluriaggravato e di strage.
Relativamente a questa indagine penale del dr. G. Pititto, la scrittrice Claudia Cernigoi nel suo libro non ha mancato di evidenziare, con parole giustamente indignate, gli errori non solo storici, ma anche processuali commessi dall'inquirente, ribadendo invece qual'era la verità storica già inequivocabilmente accertata.

Da tale situazione ne sono derivati due giudizi di grande rilievo.

Da una parte, in sede penale sono stati tratti a giudizio tre Ufficiali dell'EPLJ-OZNA, il magg. Piskuliç, il col. Matika ed il ten. Margetiç, dichiaratisi peraltro del tutto estranei rispetto all'accusa, a comparire avanti alla Corte di Assise di Roma per i reati di omicidio e strage.
Dall'altra parte, il Sostituto Procuratore della Repubblica Pititto ha citato a giudizio avanti al Tribunale civile di Udine l'autrice del libro che a suo dire l'avrebbe diffamato, la sig.ra Claudia Cernigoi, e la Casa Editrice KappaVu che l'aveva stampato, chiedendo che venisse dichiarata la loro responsabilità per diffamazione e venissero condannati a pagargli, a titolo risarcitorio del danno da lui patito, allora 350.000.000 di lire.

L'esito di tali giudizi è stato il seguente:

a - La Corte d'Assise di 1° grado di Roma ha assolto il magg. Piskuliç, unico imputato rimasto vivo (Matika e Margetiç erano nel frattempo morti), perchè trattasi di "fatto di guerra", mentre per gli altri due fatti è stato assolto per non aver commesso il fatto.
b - La Corte d'Assise di Roma di 2° grado lo ha invece definitivamente assolto da quell'unica imputazione per "carenza di giurisdizione".
c - La Cassazione ha poi confermato detta sentenza.
L'intero iter penale (in questa sede la difesa degli imputati è stata sempre svolta dal solo Avv. Bernot di Gorizia) si è così concluso. (2)

In sede civile la difesa è stata invece interamente sostenuta dal solo Avv. Franceschinis
-a Il Tribunale Civile di Udine ha assolto ClaudiaCernigoi e Ie Ediz. KappaVu da ogni domanda del Pititto, compensando le spese.
-b In sede di appello, la Corte d'Appello di Trieste ha poi confermato detta sentenza, con ampia motivazione in fatto, così precludendo la proposizione del ricorso per Cassazione.

Quindi vittoria piena da una parte di Piskuliç e dall'altra parte di Cernigoi e Kappavu, con totale reiezione di tutte le domande contro di loro proposte, non residuando alcuna altra possibilità onde Pititto e le destre possano esperire alcuna altra istanza contro i predetti in sede giudiziale.

La stampa di sinistra non ha dato la benchè minima notizia di queste cause e processi e del loro esito.
Anche la stampa di destra, che invece fino a poco tempo fa continuava ad uscire con articoli di fuoco, ha cessato di dire parola.
Anche le tante attività precedenti delle destre e dei neofascisti sono totalmente cessate, dopo questa loro completa sconfitta.
Attraverso questa causa, l'intero problema "foibe", e rivendicazioni neofasciste annesse, pare sia definitivamente risolto, perchè, contro le risultanze di quei processi e cause, null'altro le destre possono dire.


NOTE

(1) R. Pupo e R. Spazzali, Foibe, B. Mondadori, 2003

(2) Sent. n. 597 del 15.07.2005, Rep. n. 676/05, depositata il 19.07.05 e pubblicata il 04.10.2005.