"Compagno tante cose vorrei dirti..."

Il funerale di Giovanni Casali, anarchico - Prato Carnico 1933

 

MOVIMENTO OPERAIO E SOLIDARISMO IN VAL PESARINA

 DAI PRIMI DEL'900 ALLA RESISTENZA

 

Marco Puppini

 

1. Sulla relazione del prefetto di Udine al Ministero dell'Interno che riguarda la situazione nel comune di Prato Carnico al tempo dei funerali di Giovanni Casali, si legge che: "...il piccolo comune di Prato Carnico è stato sempre la roccaforte del comunismo e dell'anarchismo friulano... La maggioranza degli abitanti, costretta ad emigrare all'estero, ha assorbito in am­bienti corrotti le più insane idee, che poi ha importato e propagandato al proprio paese" (1). L'avvento del fascismo, aggiunge poi il prefetto, non ha mutato la situazione. Si tratta, visto il periodo in cui la relazione è stata scritta e la carica di chi l'ha redatta, di un buon riconoscimento della forza del movimento operaio pesarino, della sua resistenza ai tentativi di 'fascistizzazione'. Ma come era nata, su quali basi poggiava la situazione così descritta dal prefetto?

Certo, Prato Carnico presenta, tra la fine del 1800 e i primi anni del '900, un grande sviluppo delle istituzioni operaie e popolari, sorrette da una partecipazione entusiastica da parte di centinaia di attivisti. È uno sviluppo che colloca indubbiamente il comune all'avanguardia rispetto a moltissime altre zone della provincia. La Società Operaia, a composizione 'mista' - operai, artigiani, commercianti - nasce nel 1892 per "... tener d'ora innanzi sempre vivo e tenace quel legame di paterno affetto... (che è) il mutuo soccorso" (2). È la seconda in tutta la montagna friulana, dopo quella, non sempre però attiva, di Tolmezzo. Il Circolo Educativo Operaio Democratico, sezione n. 267 del Partito Socialista, nasce nel 1900. Ma tentativi di costituzione di una organizzazione socialista sono probabilmente precedenti, e troncati dalla repressione poliziesca che porta alla chiusura dello stesso Circolo di Udine e all'ondata di arresti nel '97-'98 (3). La sezione di Prato Carnico è la prima in Carnia assieme a quella di Ampezzo, ed è anche la più numerosa della provincia. Attivo nel comune già da tempo anche quello che i numerosi documenti di polizia definiscono il 'partito anarchico'. I suoi esponenti partecipano alla vita delle istituzioni operaie e, in questi primi anni, dello stesso Circolo Operaio. Una delle prime delibere di questo riguarda la costituzione di una cooperativa di consumo nel comune, cooperativa che supera con successo l'opposizione di una analoga istituzione, la Cassa Rurale di S. Canciano, creata dal parroco del paese (4). Nel 1904 è fondata la sezione locale del Segretariato dell'Emigrazione, organismo realizzato a livello provinciale alcuni anni prima, per la tutela sindacale del lavoratore emigrante. Inizialmente sovvenzionata, nonostante l'opposizione dei soci 'moderati', dalla Società Operaia, la sezione diviene autonoma l'anno successivo (5). Dal 1905 al 1907 c'è la progressiva conquista della stessa Società Operaia da parte di quella che viene definita una 'maggioranza proletaria' (6). Ma in questi anni va soprattutto preparandosi la maggior realizzazione del movimento: la Casa del Popolo di Prato Carnico. Progettata sin dai primi anni del '900, essa prende comunque un concreto avvio con la grande sottoscrizione lanciata verso la fine del 1908 cui partecipano anche lavoratori delle altre vallate o residenti da tempo all'estero. Costruita grazie al lavoro di circa 150 soci che si costituiscono in cooperativa nel 1912, la Casa del Popolo è inaugurata ufficialmente nel febbraio del '13. È la prima della Carnia: quelle di Lauco e di Enemonzo verranno realizzate solo negli anni che seguono la 'grande guerra', mentre altre resteranno a livello di progetto. Essa ospiterà nei suoi locali la sede dell'organizzazione socialista e del gruppo anarchico, Cooperativa di Consumo, la Società Filarmonica e Filodrammatica, il Circolo Agricolo; più tardi anche la sede della Cooperativa di Lavoro. Sarà per diversi anni, ed anche in questo secondo dopoguerra, centro di vita associativa e democratica (7).

Le origini di questo movimento così ricco di realizzazioni sono complesse, ma l'emigrazione gioca indubbiamente in esse un ruolo fondamentale. Prato Carnico è, ai primi del '900, uno dei comuni friulani più interessati dal fenomeno. È calcolata addirittura una cifra di 800 e più emigranti su 3.000 residenti nel comune in questi anni; la gran parte cioè dei maschi adulti (8) Le direttrici sono varie: nel periodo che precede la prima guerra mondiale troviamo pesarini in molte località della Germania, principalmente in Vestfalia, in Austria, in diverse località della Romania, negli Stati Uniti, e qui specialmente nel centro industriale nord-orientale di Pittsburgh. Ed è una emigrazione proletarizzata, che interessa muratori, scalpellini, boscaioli. I suoi prota­gonisti sono personalità che hanno una grande influenza nell'ambiente operaio della vallata, quando non dell'intera Carnia, personalità attive e con cariche di responsabilità in quelle istituzioni democratiche che in molti casi hanno essi stessi contribuito a fondare. Ottavio Puntil, scalpellino, emigrato in varie località della Germania (Sassonia, Vesfalia, ecc.), in Siberia e in sud-America, segretario della sezione socialista di Prato Carnico e nel 1913, da poco rimpatriato dall'Argentina, presidente della Società Casa del Popolo. Membro anche del Consiglio della Federazione Socialista Carnica, morirà a 48 anni, poco dopo la fine della 'grande guerra' (9). Giacomo Fabian e Giacomo D'Agaro, muratori, presenti assieme in varie località della Germania e a Grodizberg, nell'attuale Polonia, impegnati nell'organizzazione sindacale dei lavoratori emigranti (10). Fabian, che è nel 1907 presidente della Società Operaia di Prato, andrà l'anno successivo a Pittsburgh, "soldato - come scriverà in quell'occasione - dell'esercito del capitale". Valentino Cimador, che risulta emigrato tra le fine dell'800 e i primi anni del nuovo secolo in Germania ed altre località europee, in Africa, Asia e America; al suo funerale civile, celebrato nel 1913, partecipano ben 500 persone (11). Pietro Pontel e Antonio Petris, boscaioli, 'veterani' dell'emigrazione in Romania e in particolare nel piccolo centro di Brezoi, sulle Alpi Transilvaniche, socialista il primo e anarchico il secondo (12). Enrico Agostinis, muratore, che sappiamo in diverse zone della Germania, Vestfalia in particolare, e in Svizzera, nel cantone della Soletta, attivo nell'organizzazione operaia all'estero come in paese (13). Carlo Agostinis, muratore, ripetutamente presente con altri compagni in Vestfalia (14). E ancora Sebastiano Pomaré, Giovanni, Romano e Giuseppe Toniutti, Osvaldo Lucchini, Giobatta Cleva, tutti muratori, presenti in varie località della Germania; alcuni (Giovanni Toniutti, Giobatta Cleva) emigreranno, sempre prima della 'grande guerra', negli Stati Uniti (15). E muratori come Giovanni e Giacomo Monaci, Osvaldo, Giacomo e Giuseppe Gonano, Giacomo Troian, che sottoscrivono per anni in favore della stampa socialista sempre dagli Stati Uniti, interessandosi vivamente alle vicende del comune (16). E con loro tanti lavoratori, in massima parte emigranti in Austria (Villaco, Klaghenfurt, St. Veit ad Aglan), Germania, Romania (i centri montani nelle Alpi Transilvaniche), Stati Uniti, Francia: Giacomo Martin e Giacomo Martin Negus, Luigi e Gioacchino Martin, Carlo Giorgessi, Giuseppe Giorgessi (operaio autodidatta, poi dottore in medicina), Lugano e Federico Cimador, Giacomo Leita, Giacomo Leon, Leonardo Solari, Giosuè Fedeli, gli stessi Luigi D'Agaro e Giovanni Casali e tanti altri ancora, che non è possibile certo citare qui al completo per ragioni di spazio. Si tratta per la massima parte di giovani nati fra il 1870 e il 1880, e maturati negli anni '90, in quel decennio che vede un enorme sviluppo dell'organizzazione sindacale in Germania e Austria, e un grande ciclo di lotte operaie in tutta Europa (17).

La propaganda di questi emigranti si salda con l'attività di compagni che hanno una presenza più costante in zona, che danno al movimento una continuità maggiore di quella altrimenti possibile. In primo luogo Mattia Troian, corrispondente da Prato per il 'Lavoratore Friulano", il settimanale socialista di allora, attivo polemista dai banchi del consiglio comunale, cassiere della Società Casa del Popolo e presidente, negli anni che precedono la prima guerra mondiale, della Società Operaia. Ma anche il dottor Luigi Grassi-Biondi, medico del comune. Grassi-Biondi è intellettuale di origine siciliana, allievo del poeta Mario Rapisarda e del clinico napoletano Antonio Cardarelli, dai quali apprende convinzioni positiviste ed umaniste. Arrivato a Prato Carnico, lo troviamo attivo nella Società Operaia e tra i fondatori del Circolo socialista; per questo deve subire un tenacissimo e prolungato boicottaggio da parte della borghesia locale, della 'aristocrazia' paesana (18). O ancora il fabbro Carlo Capellari e Giovanni Cleva, impiegato e tecnico dell'industria del legname (diverrà negli anni '30 imprenditore del settore). Il Cleva è senza dubbio, coi suoi pregi e suoi limiti, uno dei protagonisti del movimento socialista e socialdemocratico friulano e carnico. Fra gli esponenti maggiori della Federazione Socialista Carnica, sarà subito dopo la 'grande guerra' dirigente delle Cooperative e consigliere provin­ciale; sarà dirigente cooperativo anche nel secondo dopoguerra. D'altronde, il contributo relativamente scarso che da alla vita delle istituzioni operaie del comune come alcune delle posizioni da lui sostenute, mi fanno supporre che si tratti di una figura poco integrata nell'am­biente operaio pesarino e presente maggiormente, invece, a livello provinciale.

A dare continuità in paese all'azione degli emigranti contribuisce anche grandemente, a mio parere, il gruppo femminile costituitosi in seno alla sezione socialista. Queste donne, la cui presenza organizzata era un fatto raro, eccezionale nel Friuli di quegli anni, agiranno sempre da protagoniste nei momenti più difficili che il comune dovrà attraversare. Fra di esse, in gran parte familiari di emigrati, possono essere ricordate Albina e Teresa Pomaré, Filomena Puntil, Mad­dalena, Giacomina e Antonia Agostinis, Elisa Petris. Esiste anche una presenza femminile nell'emigrazione socialista, ma in misura molto minore a quella maschile e solo quando l'esodo è destinato a durare più anni, e non i soli mesi della 'stagione'. Così Margherita Machin, Emma Solari, Margherita Capellari, Palmira Troian, Romana Gonano, sottoscrivono per la stampa socialista e sono a fianco dei loro compagni negli Stati Uniti (19). D'altro canto, è difficile capire se questa presenza riesce o meno a imporre nel dibattito e nell'azione dei gruppi socialista ed anarchico della vallata, il peso di quelli che erano considerati allora problemi specificamente femminili.

Quali sono le caratteristiche, l'impostazione di fondo di questo movimento così ricco? In che misura si differenzia anche da quello proprio di altre zone della Carnia e del Friuli? II tratto fondamentale mi pare proprio l'orientamento a considerare l'organizzazione, come "comunità" operaia dai caratteri e contorni di classe ben definiti, lo strumento primario in mano ai lavoratori. Il gruppo operaio organizzato, legato da forti vincoli di solidarietà e di conoscenza personale, primo elemento di una più ampia "comunità" operaia internazionale, è il punto di riferimento principale di socialisti e anarchici in questi anni, contrariamente a quanto accade in altre zone, dove il movimento ha un carattere più interclassista. Da questa comune 'base', deriva una fondamentale unità del movimento nelle grandi realizzazioni, nonostante le inevitabili discus­sioni sulle questioni ideologiche. È nel complesso una impostazione che definirei 'operaista', fondata sulla grande diffusione dell'emigrazione proletarizzata propria del comune, e in essa sta, a mio parere, il tratto distintivo del movimento a Prato Carnico.

È un dato che emerge ad esempio dalle posizioni prese via via nel corso del primo quindicennio del secolo dalla sezione socialista. Alla vigilia del Congresso nazionale del 1902 la sezione insiste soprattutto sulla creazione di una struttura organizzativa stabile, ed autonoma rispetto alla influenza degli stessi gruppi parlamentari (20). Sono gli anni in cui anche la sezione pesarina del Segretariato dell'Emigrazione, appena costituita, sostiene (per bocca di Giacomo Martin) che "... l'assistenza del Segretariato deve essere una conquista degli emigranti, e non è degno di usufruirne chi non ha sentito il dovere di organizzarsi" (21). Al IV° Congresso socialista provinciale, nel 1906, il gruppo di Prato Carnico (Ottavio Puntil, Giacomo Leita, Giovanni Toniutti) sostiene con grandissima decisione la necessità di una tattica elettorale 'intransigente', ovvero autonoma, rifiutando alleanze con altri partiti. Per questo, deve battersi con una sezione carnica influente come quella di Villa Santina, disponibile invece ad alleanze con l'ala liberal-democratica (22). Al Congresso del 1907 la sezione pesarina delega invece a rappresentarla i! ferroviere udinese Libero Grassi (23). È il periodo in cui il socialismo friulano è lacerato dalla cosiddetta 'lotta fra tendenze', ovvero fra diverse ipotesi organizzative, e il Grassi è l'esponente dell'ala più classista e 'operaista' interna al partito. Negli anni successivi il dibattito nel socialismo friulano rallenta, fino al 1912/13, quando vengono poste le basi per la costituzione della Federazione Carnica. Uno dei protagonisti maggiori di tale costituzione è forse proprio Giovanni Cleva. Il Cleva è personalità complessa; già in quegli anni non su posizioni definibili come "operaiste" (fa scalpore la sua proposta di organizzazione autonoma dei piccoli proprietari agricoli al primo congresso federativo). D'altro canto la sezione socialista pesarina conosce, proprio tra il 1909 e il 1910, un piccolo 'terremoto', con la scissione definitiva del gruppo anarchico, che aveva fin allora partecipato direttamente alla vita del movimento so­cialista della vallata. Il gruppo anarchico fonda in questo periodo il Circolo 'Pro Cultura Popolare' e il Circolo 'Studi Sociali', rispettivamente a Prato e Pesariis, entrambi facenti capo a Giacomo Solari 'Pelarut'. La pratica di lavoro unitario nelle grandi realizzazioni però continuerà nonostante la scissione. La stessa sezione socialista scriverà che: "II vecchio nucleo dei lavoratori di Prato si è scisso perché così vuole la legge dell'evoluzione ..." e che "Quando lotte fraterne non ci dividono, quando venga rispettata l'idea di ognuno... essi (i circoli anarchici - nota dell'autore) non potranno che riuscire benefici all'ambiente" (24). Per ricostruire il 'clima' esistente nella vallata in questi anni, come alcuni dei temi avanzati dall'anarchismo locale, mi pare utile riportare la cronaca di quello che ho già definito come il momento più alto del movimento nel periodo che precede la 'grande guerra': l'inaugurazione della Casa del Popolo di Prato Carnico.

Dopo un breve discorso di Ottavio Puntil e di Riccardo Spinotti, in una giornata descritta come gelida e nevosa, "... la lunga interminabile teoria di popolo - scrive il 'Lavoratore Friulano' - cominciò a svolgersi verso Pieria, Osais e Pesariis; un nugolo di bandiere... sventolavano, baciate dalla neve" (25). Nel piazzale antistante la Casa del Popolo, poi, prende la parola, in un clima di enorme entusiasmo, l'anarchico Virgilio Mazzoni, già noto per aver svolto nei mesi precedenti propaganda antimilitarista nella valle (26). Nel mentre "... la neve cadeva incessante sul pubblico e inargentava le chiome e i baffi dell'oratore", il Mazzoni: "...con voce tonante e parole roventi bolla a sangue l'autorità. Fustigando il nazionalismo ricorda come il governo d'Italia abbia fatto solo gli interessi dinastici (...). Ha pure una sdegnosa invettiva contro la vittoria delle armi italiane a Roccagorga, Baganzola e Comiso (...). La violenza si annida in alto". Si tratta, queste ultime, di località in cui erano stati effettuati eccidi di operai e contadini da parte della forza pubblica. Eccidi già condannati qualche giorno prima dalla sezione socialista di Prato, con un comunicato in cui significativamente si affermava che essi: "... non avranno fine fino a quando la massa proletaria, colla organizzazione e colla forza di classe, potrà imporsi alla classe borghese" (27). "(L'oratore) si diffonde a porre in guardia i lavoratori contro il pericolo clericale - continua la cronaca - ed ha appassionati accenti, invettive feroci contro il vaticano". "La Casa del Popolo - termina il Mazzoni - deve essere di tutti e di nessuno, terreno neutro per ogni partito d'avanguardia, sia il simbolo della ferma volontà di tutto il proletariato della Val Pesarina per raggiungere l'emancipazione che è in cima alle nostre aspirazioni". Nel discorso, "interrotto - come scrive il 'Lavoratore Friulano'- più volte da ovazioni e applausi", troviamo molti elementi costitutivi del movimento di Prato Carnico: anticlericalismo (proprio d'altronde di tutto il movimento in Carnia), internazionalismo e soprattutto riferimento fondamentale alla capacità di auto-organizzazione, di unità e solidarietà del gruppo operaio della vallata. La Casa del Popolo ospiterà, prima della guerra, le conferenze della propagandista socialista Angelica Balabanoff, nei suoi locali la Filodrammatica pesarina reciterà drammi dello scrittore anarchico Pietro Gori, i soci si impegneranno nella sottoscrizione in favore dei lavoratori scioperanti delle cave di marmo di Massa Carrara (28).

Questa impostazione 'operaista' è il risultato dell'influenza che hanno gli emigranti nella costruzione del movimento pesarino? Mi pare una ipotesi credibile, anche in virtù del fatto che essa è propria di altre sezioni nelle quali gli emigranti hanno maggior peso. E che sono in gran parte le stesse che più si impegnano sull'obiettivo della realizzazione di una Casa del Popolo: Lauco (con i Del Negro, Florit, De Campo e tutto il gruppo di edili presenti in Svizzera), Enemonzo (dove la gran parte degli attivisti sono emigranti in Germania, Romania, Stati Uniti), Forni di sopra (dove lascia la sua impronta uno dei maggiori propagandisti dei primi del '900, Elia D'Andrea, residente nel comune ed emigrante in Germania e Svizzera), Socchieve. La stessa Casa del Popolo di Prato Carnico è progettata in una birreria di Dortmund, in Germania, durante una bicchierata di lavoratori pesarini (29). Questa influenza spiega anche in buona parte la decisione con cui i lavoratori della vallata ribadiscono il loro internazionalismo ed antimilitarismo allo scoppio del primo conflitto mondiale, conflitto del quale gli emigranti per primi avvertono le tragiche conseguenze. Espulsi dai luoghi di lavoro all'estero, ricacciati in paese in difficilissime condizioni economiche, li troviamo in gran numero, assieme al gruppo delle donne, alla grande manifestazione contro la guerra del 28 febbraio 1915 a Villa Santina.

La manifestazione di Villa Santina è uno dei momenti insieme più belli e più tragici dell'intero movimento operaio carnico prebellico. Per questo, penso sia interessante riportare alcuni brani della descrizione che ne fa, in un diario tuttora inedito, Osvaldo Fabian, figlio di Giacomo, che sarà poi uno dei maggiori esponenti dell'antifascismo comunista pesarino.

"Era una grigia e gelida mattina, un lungo corteo di uomini, intabarrati, di donne e ragazzi di Prato, si snodava lentamente come una serpe nell'angusta carreggiata verso Villa Santina. -scrive Osvaldo Fabian - In testa alla colonna garrivano al vento le bandiere del lavoro. Le note allegre della fanfara rompevano la monotonia della valle. 700 cittadini di Prato marciavano incolonnati dietro ai loro simboli" (30). All'ingresso della vallata di Villa Santina la colonna deve però fermarsi: la manifestazione è stata proibita, il paese è pieno di carabinieri e truppe del 2° Reggimento Alpini, in assetto di guerra. Sulle alture circostanti, sono fermi folti gruppi di lavoratori provenienti da Lauco, dalla Val Tagliamento, da Verzegnis. "Fu un momento veramente impressionante -continua Fabian-e indescrivibile. Dai vari gruppi in attesa, appena videro spuntare la marea di Prato, proruppe un urlo possente e minaccioso (...) Le note dell'Internazionale e dell'Inno dei Lavoratori riecheggiavano nella valle".

Da questo momento i vari gruppi iniziano ad avanzare nel tentativo di ricongiungersi. Li fronteggiano le truppe con la baionetta innestata, in un atmosfera di enorme tensione, mentre molti dimostranti salgono sui tetti delle prime case del paese pronti a lanciare tegole; una donna di Prato, G. Petris, sospinta di malo modo dal questore, lo schiaffeggia sonoramente. "Frattanto - continua Fabian - nella strada gli scontri proseguivano... Un animoso dimostrante aveva strappato il moschetto ad un carabiniere e lo teneva minaccioso con le mani insanguinate. Altri carabinieri venivano disarmati in un batter d'occhio. Altri dimostranti si infilavano fra gli alpini, che subito fraternizzavano..." Alla fine i cordoni di truppa si rompono. "La folla aveva vinto - conclude Fabian - E la marea passava, urlava come una valanga. Si ricongiunse agli altri gruppi nella piazza centrale al grido di 'Abbasso la guerra' ".

Purtroppo, la lotta dei lavoratori pesarini e di tutta la Carnia non darà i suoi frutti, e nel maggio l'Italia entra in una guerra che sarà disastrosa in particolare per il Friuli. Mentre alcuni 'vecchi' socialisti venivano confinati (Puntil, Cleva, Antonio Casali, la stessa Petris), altri ammoniti e diffidati, la gran parte dei giovani partiva diretta al fronte.

 

 

 

2. Gli anni della guerra sono anni traumatici per il movimento operaio internazionale. La posizione dei vari partiti socialisti, la loro indecisione nel condannare il conflitto, è vissuta da molti come un vero tradimento. Nonostante la parola d'ordine dei socialisti italiani sia di 'non aderire, non sabotare', alcune personalità di spicco del partito esprimono il loro favore ad un intervento dell'Italia in guerra. Fra esse, in Carnia, lo stesso avvocato Spinotti. Oltre ai morti, ai feriti, ai mutilati, la montagna friulana conosce in questo periodo anche una lunga serie di distruzioni, dopo la 'rotta di Caporetto'. Con la fine della guerra, la smobilitazione e la contempo­ranea chiusura delle frontiere in una Europa ancora profondamente sconvolta, creano in zona una situazione di estrema tensione, con migliaia di lavoratori impossibilitati ad emigrare. Sono anni di grandi lotte contro la disoccupazione e per una autogestione delle condizioni di lavoro e di utilizzazione del territorio, anni di rovente dibattito politico. Così anche a Prato Carnico.

Nel comune, durante la guerra, con la gran parte dei giovani chiamati al fronte, la vita politica subisce un indubbio rallentamento. Funziona la Cooperativa Popolare di Consumo, che ha una certa attività per tutto il periodo, anche se viene messa in difficoltà dalle vicende seguenti l'occupazione tedesca (31). I mesi successivi la fine della guerra vedono però un enorme sviluppo soprattutto nella organizzazione sindacale e operaia. In breve tempo è costituita nel comune la sezione dell'Unione Sindacale Italiana, organizzazione a impostazione anarco-sindacalista e del così chiamato 'sindacalismo rivoluzionario'. Ed anche della Lega Edile e Lega Lavoratori del Legno, aderenti alla 'confederazione' di impostazione socialista. Riprende in pieno l'attività del gruppo anarchico e della sezione socialista; più tardi sorgerà nel comune anche la sezione comunista. Protagonisti di questo rilancio sono da una parte alcuni 'vecchi' militanti: Giacomo Fabian, Giacomo Leita (che dirigerà per qualche tempo la locale sezione della Lega Edile), Machin Modesto e Giuseppe D'Agaro (entrambi nel consiglio della Camera del Lavoro Carnica dell'USI) e Italo Machin (dell'USI pesarina), Sebastiano Pomaré, Luigi D'Agaro, Giacomo Gonano. Ma protagonisti sono anche numerosi giovani venticinque-trentacinquenni, che l'esperienza della guerra, lo stato di disoccupazione, il 'clima' del paese hanno contribuito a politicizzare in modo radicale. Osvaldo Fabian, figlio di Giacomo, meccanico, emigrato a Milano nel '19 e di là espulso come 'indesiderabile' per aver partecipato all'occu­pazione delle fabbriche. Nel '20 Osvaldo è a Prato, segretario della sezione socialista e poi fondatore di quella comunista, attivo nelle lotte sindacali dei lavoratori della tramvia Val Degano, presso la quale è occupato (32). Ma anche Guido, Giusto ed Egidio Cimador, Odorico Gonano, Giacomo Solari 'dal nuf, Innocente Petris (figlio di Antonio) e moltissimi altri.

L'estrema tensione dell'ambiente in questo periodo è dimostrata da uno dei primi processi politici, per motivi d"ordine pubblico', celebrato in Carnia. Esso riguarda i cosidetti 'fatti di Prato Carnico', del luglio del '19. In occasione di uno sciopero generale in sostegno della Russia sovietica, "i dimostranti pesarini - scrive la Patria del Friuli, che rivela nella prosa i suoi legami con ambienti conservatori - in gruppo di circa 500 si assembrarono davanti al municipio (...). Oltre le dimissioni del sindaco, si reclamava che i prezzi dei generi fossero ribassati del 40% su quelli segnati nel calmiere" (33) "II contegno - continua l'articolista - degli ufficiali e dei soldati fu paziente, ammirevole, anche contro... il contegno dei dimostranti, che giunsero perfino... ad atti di colluttazione". In effetti, in quella occasione, soldati e carabinieri si fecero largo fra la gente che ascoltava un oratore, provocando una rissa di pericolose proporzioni. Due giovani, uno studente e un boscaiolo, riuscirono anche a disarmare un carabiniere. Dopo un duro intervento dello stesso oratore, che invitava i carabinieri ad allontanarsi, questi ed i soldati effettivamente lo fecero, in fila fra due ali di folla, mentre il moschetto ritornava nelle mani del "disarmato". La sera però le truppe rientrano in paese e compiono una "retata": nove pesarini finiranno in carcere, processati per direttissima.
Da questo momento Prato Carnico è oggetto di speciale sorve­glianza da parte dei carabinieri (35). La lotta d'altronde non si ferma e i lavoratori pesarini partecipano ai grandi comizi contro la disoccupazione degli ultimi mesi del '19, a Comeglians e Villa Santina. Il 1 maggio del 1920 è celebrato con la proclamazione dello sciopero generale della Val Degano (36), mentre grande è anche l'adesione allo sciopero generale per il lavoro dei primi di giugno, che vede in Carnia una prima, generale occupazione dei comuni. È in occasione della fine dello sciopero di giugno che la sezione U.S.I. e quella 'confederale' degli edili di Prato esprimono assieme la loro protesta contro la dirigenza sindacale provinciale, giudicata troppo moderata. "Il Proletariato Carnico - si legge nel comunicato diffuso allora, a firma Italo Machin - constatato che lo sciopero generale moriva per l'opera svolta dal pompierismo riformista, che ne paventava il carattere insurrezionale... decide la ripresa del lavoro, pronto a scendere in lotta non appena suonerà l'ora delle rivendicazioni proletarie" (37). Ampia è anche la partecipazione alla seconda grande occupazione dei comuni, l'anno successivo. Nel frattempo è svolta una intensa attività di sottoscrizione e sostegno alle lotte dei lavoratori di altre zone, e in particolare in favore dei minatori di Fusea di Tolmezzo, colpiti dalla repressione dopo l'occupazione delle miniere effettuata nel 1920 (38).

Ma gli anni che seguono la 'grande guerra' sono anche caratterizzati dalla ripresa dell'attività cooperativa nella vallata. Ai primi mesi del '19 si costituisce, con l'apporto dei lavoratori rientrati al paese, la Cooperativa di Consumo (39). L'istituzione, oltre a curare lo smercio dei generi nel proprio magazzino, gestisce il circolo ricreativo e concede credito a privati ed istituzioni: fra le prime delibere c'è quella relativa ad un prestito alla Società Operaia locale (40). Qualche mese più tardi si costituisce la Cooperativa di Lavoro 'Val Pesarina', con l'obiettivo di eseguire: "...lavori in cooperazione, perché l'operaio possa trattenere tutto il profitto delle sue fatiche" (41). La 'Val Pesarina' si impegnerà soprattutto in campo edile, assumendo una serie di lavori per strade e ponti nella vallata ed impiegando lavoratori soci e non soci; sarà meno attiva invece nel campo dei lavori boschivi.

Protagonisti sul terreno propriamente cooperativo sono prevalentemente i 'vecchi' militanti, forti evidentemente della qualificazione ed esperienza professionali maturate negli anni prece­denti. Presidente della Cooperativa di Consumo è Giacomo Leita, che resterà tale, salvo brevi interruzioni, fino agli anni '30; tra i consiglieri troviamo Giacomo Martin, Giacomo Martin Negus (che sarà poi gerente del magazzino), Giacomo Leon, Sebastiano Pomaré, Carlo Capellari, Carlo Giorgessi, Carlo Agostinis. Alcuni di questi nomi sono presenti anche nel Consiglio della Cooperativa di Lavoro: Carlo Giorgessi (che sarà presidente a partire dal 1920), Carlo Agostinis e Carlo Capellari. Con loro, anche Giovanni Cleva, e fra gli altri, quell'Ermenegildo D'Agaro, commerciante in legnami, che ritroveremo, certo adattato alla nuova situazione ma non del tutto 'fascistizzato', podestà del comune nel '33. D'Agaro è primo presidente e direttore tecnico della Cooperativa. Si tratta di istituzioni create innanzitutto per dare una risposta al problema della disoccupazione e della difficile condizione economica del gruppo operaio del paese, con una comune impostazione genuinamente anche se genericamente socialista, dai toni più o meno marcati.

In ogni modo, movimento sindacale e rivoluzionario e movimento cooperativo non sono componenti che marciano da sole in modo unitario. Al di là dei vari scontri di tipo ideologico, esistono concreti motivi di contrasto che daranno vita a una serie di conflitti soprattutto fra organismi sindacali e Cooperativa di Lavoro. È il riflesso di una situazione non facile a livello più generale, situazione che vede cooperative e movimento sindacale unirsi nella rivendicazione di un intervento governativo adeguato per la ricostruzione di una zona come il Friuli, particolar mente danneggiata dalla guerra, ma dividersi su quasi tutto il resto. Si arriva, nel caso di Prato Carnico, ad uno sciopero di tre giorni indetto dalla Lega Operaia fra i lavoratori della Coopera­tiva, nell'aprile del '20 (42). Lo sforzo di arrivare ad una soluzione è però sempre presente, e si arriverà, dopo una serrata trattativa, ad un accordo non certo del tutto favorevole alle richieste operaie (43). Più distesi i rapporti fra area sindacale e Cooperativa di Consumo, che accetta gli aumenti proposti dalla Lega Carrettieri (44). Quando, due anni più tardi, la Cooperativa 'Val Pesarina' acquisterà un mezzo per trasporto merci, il Consiglio della Cooperativa di Consumo delibererà, salomonicamente,: "...di preferire nei trasporti l'autocarro della Cooperativa di Lavoro locale, non trascurando in pari tempo nemmeno i carrettieri" (45). Emerge, nel comples­so, e in mezzo alle inevitabili divisioni, quella volontà di armonizzare le varie componenti del movimento, di difendere e sviluppare tutte le istituzioni che i lavoratori avevano creato, con­siderandole però subordinate all'interesse della 'base' operaia, che era propria della vallata. Volontà che si manifesta in particolare di fronte alla minaccia portata dalle 'squadracele' fasciste al comune.

La difesa di Prato Carnico dalle spedizioni fasciste è un esemplare modello di organizzazione popolare di autodifesa. Essa è stata ricostruita, sempre da Osvaldo Fabian che ebbe in essa parte di rilievo, cinquant'anni più tardi (46). La difesa era guidata da un ristretto comitato militare,che faceva capo al fabbricato della Casa del Popolo, divenuto una sorta di quartier generale. "In un primo tempo sembrava mancassero le armi - racconta il Fabian - ma poi come per miracolo dai nascondigli uscirono armi e munizioni. Elaborammo un minuzioso piano di difesa e contrattacco. Diversi servizi di vigilanza entrarono in funzione, giorno e notte. Il tutto era collegato con segnalazioni luminose e d'altro tipo. Altri lavoratori delle vallate limitrofe si erano aggiunti a noi e si può dire che formavamo ormai un piccolo esercito". Viene organizzato un ampio servizio di pattugliamento. "Un ponte - continua Fabian -unica via d'accesso al paese, era stato minato... Sarebbe stato fatto saltare alle spalle della colonna, che non avrebbe più avuto via di scampo".

La 'spedizione' fascista contro Prato Carnico prende effettivamente il via ma gli squadristi, informati del rapporto di forze esistente nella vallata, ritornano rapidamente indietro senza nemmeno tentare l'assalto. Il fascismo passerà più tardi, purtroppo, grazie alla grande crisi economica, alla disoccupazione e all'emigrazione, all'assedio politico-militare che il comune conoscerà nel corso degli anni '30.

 

 

 

3. Premessa all'avvento del fascismo in zona - ripeto - è pertanto la crisi che investe la montagna friulana nel corso degli anni '20 e '30. È una crisi che ha un inizio indubbiamente tutto politico, con il mancato o ritardato pagamento da parte del Ministero Terre Liberate, dei lavori avviati dalle Cooperative. È una situazione che manderà in crisi profonda lo stesso complesso delle Cooperative Carniche. Ed è così anche a Prato Carnico. Nel settembre del '20 c'è già una prima sospensione dei mutui - poi rientrata - da parte del Ministero (47). Nel settembre dell'anno dopo c'è addirittura uno sciopero 'alla rovescia' proclamato dalla Lega Operaia, e boscaioli e muratori della vallata iniziano arbitrariamente i lavori ancora sospesi. "Spinti dalla curiosità - scrivono in quell'occasione gli articolisti del 'Lavoratore Friulano - ci avvicinammo ad un umile lavoratore... Ci disse che da tre mesi non lavorava e che gli ultimi due mesi di paga non li aveva ancora percepiti e che non aveva ricevuto un soldo di sussidio e che a casa tutte le risorse erano finite" (48). La situazione gravissima trascina anche la Cooperativa di Consumo, che si trova a concedere generi a credito ai soci della 'Val Pesarina' dietro rilascio di 'buoni' da parte di quest'ultima (49). Nel novembre del '21 il Consiglio dell'organismo di consumo rileva che: "... riguardo alla sempre crescente richiesta di ottenere mercé a credito da parte di molte famiglie e di soci, a causa del mancato finanziamento da parte del Governo alla locale Cooperativa di Lavoro, e ora in causa della spaventosa disoccupazione, il Consiglio vorrebbe ben volentieri essere d'aiuto... (ma) occorrerebbe al Magazzino un capitale più che quintu­plicato..." (50). Le raccomandazioni di limitare il più possibile i crediti sono frequenti in questo periodo, dato che: "... la crisi prende quotidianamente proporzioni sempre più allarmanti" (51).

Nel '23, d'altro canto, la situazione si fa ancora più difficile per l'affermazione, a livello nazionale, del fascismo. Il movimento cooperativo, di fronte a una azione di boicottaggio non di parziali interessi economici ma dello Stato, si vede accerchiato e messo alle strette. È questa situazione che porta, in Carnia, all'accordo del giugno del '23 fra Partito Nazionale Fascista e Cooperative Carniche, accordo voluto dalla dirigenza cooperativa per salvare l'istituzione e i risparmi dei soci. Terribile è anche la situazione a Prato Carnico. Il Consiglio della Cooperativa di Consumo ribadisce però, con un certo orgoglio, l'impostazione e le scelte fatte in precedenza. "L'Amministrazione e il personale di servizio- dice Giacomo Leita in occasione della assemblea annuale del '23, riferendosi al credito concesso-si sono assunti una responsabilità maggiore delle loro forze, però... hanno sempre posto fede nell'aiuto dei soci; ma invece si è dovuto constatare a malincuore che parte si sono allontanati, chi per attriti personali, e altri per meschini interessi di parte" (52). "Non sgomentatevi-conclude Leita rivolgendosi ai presenti -...che vuoi dire che vale più un gruppo di buoni cooperatori che un manipolo di avventurieri che ad ogni pie sospinto cambiano strada". Da questo momento però sarà soprattutto la vita sociale della cooperativa a subire un ridimensionamento, di fronte alla crisi economica sempre più grave, allo spopolamento, alle difficoltà politiche (53).

La Cooperativa di  Lavoro tenta dal canto suo una  uscita dalle strette in cui si trova  programmando un proprio, parziale, trasferimento in Francia. È una strada seguita, a un livello

più generale, dallo stesso Consorzio Carnico di Lavoro, che si sposta nel dopoguerra in questa nazione per assumere lavori di ricostruzione post-bellica. Nel caso di Prato Carnico, è in ogni modo il presidente della Società 'Marmi colorati della Carnia', con sede sempre nel comune, a proporre nel maggio del '23 alla 'Val Pesarina' l'espatrio. La Cooperativa avrebbe dovuto assumere una serie di lavori congiuntamente alla Società 'Marmi', mantenendo amministrazioni separate (54). Il Consiglio della 'Val Pesarina' approva, e già dal giugno dello stesso anno, è aperto un cantiere nella zona di Amiens (55). L'impresa procede però stentatamente, e verso la fine dell'anno successivo è in Francia lo stesso presidente della Cooperativa, Carlo Giorgessi; farà di là presenti le difficoltà incontrate dalla istituzione (principalmente per scarsezza di capitali) e i rapporti poco buoni con la Società 'Marmi' (56). Il cantiere di Amiens funzionerà in ogni modo fino al 1931, e il tentativo comporterà il trasferimento in Francia di un discreto numero di lavoratori con le loro famiglie. Altri invece si recheranno in quella nazione indivi­dualmente, per lavoro o come rifugiati politici o, in diversi casi, per entrambi i motivi.

Riprende così inesorabilmente un esodo che finisce per interessare un buon numero di esponenti dei gruppi socialista, comunista ed anarchico. In periodi diversi, troviamo in Francia, negli anni '20, molti protagonisti delle lotte degli anni precedenti: Antonio e Innocente Petris, Giacomo Solari, Osvaldo Lucchini col figlio Aldo, Carlo Capellari e Carlo Giorgessi, Giacomo Gonano, Giusto e Luigi Cimador, gli stessi Osvaldo Fabian, Giovanni Casali e Luigi D'Agaro. Alcuni rientreranno in paese. In altri casi l'esodo è senza ritorno (o si conclude con la piccola guerra italo-francese del '40), e il comune registrerà in quegli anni un calo netto di popolazione, una perdita netta di risorse umane e materiali. I risultati dei censimenti del '21 e del '31 indicano uno spopolamento pari al 22%, cifra inferiore, nella Carnia, solo a quella del vicino comune di Pigolato e a quella di Treppo Carnico (57). Alcuni dei lavoratori che si stabiliranno in Francia daranno comunque là il loro contributo alla lotta operaia ed antifascista internazionale. Si può ricordare almeno Dino Solari di Amilcare, emigrato ancora giovanissimo e arruolatosi, verso la fine del '36, con le Brigate Antifasciste Internazionali combattenti il Spagna. Presente con la XIV Brigata, e impegnato, pochissimo tempo dopo il suo arrivo, nella grande battaglia di Andalusia, muore nel febbraio del '37 per le ferite riportate (58). Ma diversi altri saranno impegnati a livello sindacale o a fianco delle organizzazioni del Fronte Popolare, o ancora, più tardi, con la Resistenza antinazista francese.

Altri antifascisti rientreranno invece al comune, respinti dalla crisi economica internazionale, dalla progressiva chiusura delle frontiere, dalla persecuzione politica, da mille motivi familiari e sociali. Ma ormai il nucleo operaio della vallata, il 'motore' di tutte le iniziative dei decenni precedenti, è sottoposto ad un attacco durissimo, che tende a disgregarlo, a svuotarlo di ogni capacità di azione e reazione autonoma. Il tratto comune di tutte le testimonianze sulla situazione della vallata nel corso degli anni '30 è indubbiamente il riferimento alla grande miseria che regnava allora. "Molti fra i vecchi erano riusciti ad emigrare - mi ha raccontato Ido Petris - allora giovanissimo. Ma i più giovani, non riuscivano ad avere il passaporto. Alcuni lavoravano addirittura solo un mese all'anno, non c'era lavoro! Per il resto ci si arrangiava con la campagna, con le bestie. Per Prato, il fascismo ha voluto dire innanzitutto miseria" (59). "Molta, molta miseria, si guadagnava poco, poco - ha detto Giglio Cimador a Claudio Venza - Si cercava di andare con tutti i mezzi in Francia, o qua e là. So che un manovale specializzato prendeva lire 1,60 all'ora, e un litro di vino costava 3,60 (...). Era grande, grande miseria" (60). Le citazioni potrebbero continuare. È una situazione, d'altronde, comune a tutta la montagna friulana: per una zona che aveva conosciuto un equilibrio proprio grazie all'apertura internazionale, la chiusura dell'economia montana che si realizza con il fascismo ha un effetto distruttivo. Ad essa si aggiunge anche una sorta di assedio politico, con carabinieri e spie locali mobilitati nel controllo dei paesani 'sospetti'. Le pagine di Claudio Venza, su questo stesso opuscolo, sono illuminanti della situazione nella vallata in questi anni.

Con l'inizio degli anni '30, d'altronde, il controllo sulle istituzioni e strumenti che la collettività operaia si era data si fa esplicito. Nel '33 la Casa del Popolo viene espropriata ai soci fondatori e trasferita all'Opera Nazionale Dopolavoro, alla stregua di un organismo ricreativo (61). Uguale sorte subirà la Società Operaia, dopo precise pressioni da parte del Commissario Prefettizio (62). Nel '34, è la Cooperativa di Lavoro ad essere sotto tiro e, nella riunione dell'8 aprile il nuovo Commissario Prefettizio, Ciro Solari, spiega al Consiglio che: ",.. per ultimare le pratiche necessarie al riconoscimento giuridico della società, bisogna eleggere il Consiglio direttivo proposto dal Commissario Prefettizio cav. G. Ferrerò, approvato dall'Ente Nazionale Fascista della Cooperazione" (63). La 'Val Pesarina', per difficoltà di vario tipo, finirà per sciogliersi qualche tempo dopo.

D'altro canto, la resistenza alla 'fascistizzazione' rimane forte. Il ricordo di quel grande momento di civiltà che erano state le conquiste operaie del primo ventennio del secolo, la persistenza di quei valori di dignità e 'liberazione' del lavoro che avevano caratterizzato tali conquiste, i cento legami di solidarietà familiare e amicale, l'influenza che alcuni dei 'vecchi' militanti continuano ad esercitare, rendono l'ambiente del paese ostico e difficile per gli esponenti del regime. E pertanto, nonostante la cooptazione all'interno dell'amministrazione fascista di parte della tradizionale 'aristocrazia' paesana, e anche di alcune personalità prima vicine al movimento socialista, il regime non riesce a crearsi una ampia, reale base di consenso a Prato Carnico. La vallata resta un'area di non-controllo, 'sospetta' appunto, come traspare dalle parole preoccupate del prefetto di Udine, che ho citato all'inizio.

4. Questa 'comunità" operaia, così provata da un ventennio di politica fascista, sembra trovare un momento di unità e di capacità di azione dopo il 25 luglio e soprattutto dopo l'8 settembre del '43. Prato Carnico è una delle culle del movimento partigiano garibaldino in Carnia, uno dei centri dove i contatti presi dalle formazioni sfuggite ai rastrellamenti nel Friuli orientale trovano, fra il '43 e il '44 rispondenza maggiore. Italo Cristofoli e Aulo Magrini -originario quest'ultimo di Ovaro, ma medico di Prato da molti anni e di una lunga fede antifascista-sono comandante e commissario di uno dei primi distaccamenti della Garibaldi-Friuli in zona. Magrini sarà anche commissario del Battaglione Garibaldi-Carnia, alla cui fondazione partecipano anche Osvaldo Fabian e Innocente Petris. Il Fabian sarà anche tra i fondatori e attivo esponente del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) della Val Degano e poi di quello della Zona Libera di Carnia. Molti sono i giovani che si arruolano nelle formazioni partigiane, mentre i più anziani curano l'attività sul terreno, i rifornimenti, partecipano alla rinascita democratica del paese. Nella primavera del '44 si costituisce anche il CLN di Prato Carnico, di cui fa parte, fra gli altri, lo stesso Giacomo Solari (64). Giovanni Cleva è membro del CLN/Zona Libera.

In seno al CLN comunale è trattata la gestione del patrimonio locale, in primo luogo quello boschivo. Ma per suo tramite sono anche indette le elezioni per la Giunta Comunale Popolare (le prime elezioni dopo il periodo fascista); è istituita la Guardia del Popolo "per la difesa della vallata contro spie ed i nazifascisti", Guardia che conterà fino a 150 uomini; è costituito un 'Comitato per la difesa della donna per l'aiuto ai Combattenti per la Libertà'. Fatto significativo, per la gestione della Casa del Popolo, il CLN"... interprete del sentimento popolare nonché dei Soci... riconosce lo stato di fatto già esistente con la presa di possesso da parte dei vecchi soci del fabbricato Casa del Popolo, avvenuto alla caduta del fascismo nel luglio '43". Commissario per questa gestione è nominato un 'vecchio' compagno, Osvaldo Lucchini, "... con l'incarico di formare, attraverso i soci, le regole amministrative". È anche diffusamente trattato il problema della cooperazione (65). Il CLN si impegnerà anche nell'opera, non sempre facile, di media­zione, fra certi settori della popolazione e Forze Armate Partigiane.

Il tributo di sangue pagato da Prato Carnico alla lotta antinazista è tragicamente elevato. Aulo Magrini ed il giovane Ermes Solari muoiono entrambi il 15 luglio del '44, durante l'attacco ad una colonna tedesca nei pressi del ponte di Priola di Sutrio. Italo Cristofoli cade il 27 luglio, nel corso dell'attacco a una caserma tedesca, a Sappada. Per il tradimento di un collaboratore, la caserma che avrebbe dovuto essere incustodita, è invece in allarme. Cristofoli, che conduce l'azione davanti a tutti, è fulminato mentre cerca di sfondare la porta col calcio del fucile mitragliatore. L'8 maggio del '44 è ucciso anche il civile ventitreenne Orlando Cimador, mentre nell'estate cade il giovane Leo Cimador, presente nella lotta fin dai suoi inizi. Nell'autunno del '44 cadrà nelle mani dei tedeschi il giovane Albino Gonano, Commissario di Battaglione: portato nel carcere di Udine e torturato, sarà fucilato alla vigilia della Liberazione, il 9 aprile del '44, assieme a molti altri partigiani (66).

Ed è proprio l'autunno-inverno del '44-'45 il periodo più pesante per il comune, come per tutta la Carnia, rioccupata in forze da nazisti e cosacchi. "La situazione alimentare ridotta ai minimi termini. La Carnia coperta di neve. I ponti e le strade bloccate dai cosacchi (...). La presenza di un solo individuo o nucleo in divisa da partigiano, scoperto e segnalato da spie e da cosacchi, potrebbe immediatamente provocare l'incendio delle case e la rappresaglia su popolazioni inermi" (67); così descrive la situazione in quei mesi lo stesso Osvaldo Fabian. Due sono gli episodi più luttuosi, che è possibile qui ricordare. La mattina del 14 dicembre un gruppetto di partigiani è individuato in una casa di proprietà del Fabian, nei pressi del paese. Il casolare è circondato e incendiato, c'è combattimento; troveranno la morte il friulano Pietro Roiatti, Commissario di tutto il gruppo Brigate Garibaldi-Nord, assieme al giovane partigiano pesarino Vero Clauter e al civile di Pieria Giacomo Casali, che abitava là accanto. Nel corso del rastrellamento che subito dopo spazza il paese, vengono catturati dai nazi-cosacchi Giacomo Solari e Vero Fabian figlio di Osvaldo. Trascinati via assieme ad un partigiano ferito che era assieme al Roiatti, Vittorio Pezzetta, non faranno più ritorno.

Il 2 aprile del '45, giorno di Pasqua, viene invece individuato dai nazi-cosacchi un reparto del Battaglione 'Stalin', formato da russi sovietici combattenti assieme ai Garibaldini, nel rifugio 'De Gasperi1. Con i sovietici ci sono tre giovani pesarini, partigiani, impegnati nei rifornimenti. Si tratta di Norma Solari, Renzo Gonano e Valter Tavoschi. I tre cercano di sfuggire all'accerchiamento ma sono trucidati dal nemico. Il reparto dello 'Stalin' resisterà all'attacco fino a notte, quando riuscirà a dileguarsi dopo aver pugnalato una sentinella cosacca (68).

Dopo tanti lutti, si decide di festeggiare il 1 maggio del '45 -un significativo ritorno alla tradizione 'operaista' del comune - ma con una giornata di silenzio. La guerra però non è ancora finita in Friuli, e il giorno successivo infuria la battaglia di Ovaro, fra reparti partigiani, in gran parte "fazzoletti verdi" osovani, e la guarnigione cosacca che rifiuta di arrendersi. Assaliti da rinforzi nazi-cosacchi, i partigiani devono disperdersi; muore, fra gli altri, Emilio Cleva, figlio di Giovanni, sergente dell'aeronautica e in contatto con le formazioni della 'Osoppo'. Più tardi, i cosacchi devasteranno l'abitato di Ovaro (69).

Dopo la fine della guerra, riprende la vita democratica e associativa nella vallata, soprattutto attorno alla Casa del Popolo. I soci devono in ogni modo affrontare una lunga vertenza giudiziaria con l'ENAL, intestatario dei beni dell'ex-Dopolavoro, per ritornare definitivamente in possesso dell'edificio (70). I problemi più pressanti che emergono in questo periodo, in un contesto internazionale indubbiamente mutato, paiono d'altra parte ereditati dallo stesso pe­riodo fascista. Si tratta della mancanza di lavoro, dello spopolamento, della crescente emarginazione economica della vallata, di tutte le questioni relative a quella Vertenza montagna' che maggiormente impegna tuttora le forze popolari ed operaie della zona.

 

 

 

 

(1) Lettera del Prefetto di Udine al Ministero Interno del 6.6/33, prot. 08934 P.S. Oggetto: Manifestazione sovversiva in Prato Carnico. Proposte per provvedimenti di polizia.

(2) SOCIETÀ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO E ISTRUZIONE DI PRATO CARNICO, Registro verbali. Verbale n. 1 del 19/1/1892. Presso Archivio della Casa del Popolo di Prato Carnico (d'ora in avanti: presso ACdP).

(3)  CIRCOLO EDUCATIVO DEMOCRATICO, sezione n. 267 del Partito Socialista, Libro quote (presso ACdp). Cenni anche in A. G. RENZULLI, Economia e società in Carnia fra '800 e '900, Udine 1978. Qui, in nota a p. 265 è citato un anonimo 'vecchio socialista' che fa risalire la costituzione del Circolo, poi rientrata, al 1898. Visto il grande sviluppo delle lotte operaie in quegli anni, l'analogo tentativo di Ampezzo, la repressione che ne è seguita, penso sia un dato verosimile.

(4)  1913-1979 Casa del Popolo - Prato Carnico - 66 anni di impegno e partecipazione dei lavoratori in favore dei lavoratori. Udine 1979. Anche dal verbale n. 1 del Libro verbali del Circolo Educativo Democratico, citato in A. G. Renzulli, Economia e società in Carnia fra '800 e '900, cit. p. 263.

(5)  "Lavoratore Friulano", 28.1.1905.

(6)  La definizione è in "Lavoratore Friulano" 11.2.1905. Il contrasto è sull'ipotesi di statuto proposta dai soci "moderati" e respinta dagli altri. Lo scontro più grosso si avrà in ogni modo più tardi, quando sarà proposto ancora un nuovo statu­to per consentire il riconoscimento giuridico della società. I "moderati" lo sostengono, a nome di Roia Alberto, ma esso è ripetutamente bocciato da una maggioranza filo-socialista. Per questo, si possono vedere i verbali delle assemblee del 5.3.1905, 1.4.1906 e 10.2.1907 dal registro verbali della Società, come risulta da: SOCIETÀ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO ED ISTRUZIONE DI PRATO CARNICO, Registro soci, sempre in ACdP.

(7) 1913-1979- Casa del Popolo, op. cit. Per la sottoscrizione: "Lavoratore Friulano" 9.11.1909, 22.5.1909 e 20.3.1909. In A. G. Renzulli, Economia e società in Carnia fra '800 e '900, cit. pp. 276-79, in nota è riportata integrale la documen­tazione ricavata dai segretario del PSI di Prato Carnico, Ciro Lucchini, sulla Casa del Popolo, da cui risulta che il pro­getto nasce già nel 1906 con questo nome. Su "Lavoratore Friulano" 24.9.1910 si comunica che i contributi arrivano cospicui da "Americhe, Germania, Svizzera, Austria, Romania".

(8)  È il documento senza data che Renzulli afferma di aver trovato presso l'ACdP e riportato in A.G. Renzulli, Economia e società in Carnia fra '800 e '90O cit. parte documentaria, documento n. 20.

(10)  Entrambi sottoscrivono da Seitendorf (Slesia) sul "Lavoratore Friulano" 9.9.1905, da Grodizberg (probabilmente il centro ai piedi del monte omonimo, nell'attuale Polonia, vicino ai confini ceco e tedesco) sul "Lavoratore Friulano" 12.5.1906. Scrivono anche da Grodizberg sul "Lavoratore Friulano" 14.7.1906, comunicando la costituzione di un gruppo operaio organizzato. Fabian sottoscrive poi "partendo per gli USA" sul "Lavoratore Friulano" 27.3.1907, e da Pittsburgh il 22.5.1909. Più difficile seguire le tracce del D'Agaro, probabilmente in altri centri della Germania (dove è presente un G. D'Agaro, che potrebbe però essere anche il socialista, poi anarchico Giuseppe D'Agaro).

(11)  Articolo in morte di Valentino Cimador, in "Lavoratore Friulano" 16.2.1913.

(12)  Entrambi sottoscrivono da Brezoi sul "Lavoratore Friulano" 21.4.1906. Per Antonio Petris vale poi la testimonianza del nipote,sig. ido Petris, rilasciata a Marco Puppini a Pradumbli, il 2.4.1983. Di Pontel ci sono varie sottoscrizioni da Brezoi sul Lavoratore Friulano, ma valido mi sembra soprattutto l'intervento su "L'Emigrante" anno IX - aprile 1911, sul quale Pontel si dichiara emigrante in Romania da 20 anni. Pietro Pontel morirà nel 1919,

(13)  È Carlo Agostinis a scrivere in occasione delle elezioni politiche del novembre 1904 da Brambauer (Vestfalia) che: "necessitando voti per riuscita, disposti otto partire". Da Brambauer sottoscrive anche sul "Lavoratore Friulano" 12.5.1906.

(14)  Enrico Agostinis è forse a Fissen da dove sottoscrive sul "Lavoratore Friulano" 19/8/1905; poi scrive sempre sul "Lavoratore Friulano" il 14.10.1905 da Landsberg in Baviera, descrivendo le sue esperienze di lotta in varie località della Germania. Il 12.6.1906 sottoscrive da Mengede, il 28.7.1906 da Brambauer, il 10.8.1907 ancora da Mengede (località della Vestfalia). In Svizzera, a Olten, lo troviamo il 2.7.1910. Morirà nel 1920.

(15) È il gruppo che sottoscrive quasi al completo sul "Lavoratore Friulano" del 12.5.1906 e del 28.7.1906 da Brambauer (Vestfalia).

Alcuni sottoscrivono da Mengede (Vestfalia) sul "Lavoratore Friulano" del 10.8.1907. Giobatta Cleva, dal canto suo, scrive già in occasione delle elezioni del novembre del 1904 dalla Slesia ("Lavoratore Friulano" 3.12.1904) attivo militante socialista. Della presenza dì Giuseppe Toniutti a Pittsburgh abbiamo certezza dalla lettera scritta assieme a Giacomo Troian da quel centro in "Lavoratore Friulano" 13.1.1909.

(16)  Da Pittsburgh nei 1905 sottoscrive un gruppo capeggiato da Giacomo Troian, di cui fa inizialmente parte anche Giobatta Cleva ("Lavoratore Friulano" 20.8.1905 e 20.1.1906). Molti nomi dello stesso gruppo, assieme ad alcuni 'nuovi', in "Lavoratore Friulano" 12.5.1909. Giacomo Monaci e Giacomo Gonano sottoscrivono da Gien Alum sui "Lavoratore Friulano" 21.6.1905. Poi i Monaci sono assieme ad altri a Garzz W. Va. ("Lavoratore Friulano" 9.12.1905 e 14.4.1906, e altri) mentre Gonano è a Borchester.

Sulla dizione 'decennio dei sindacati' e per qualche notizia, si può vedere la quasi coeva F. MEHRING, Storia della socialdemocrazia tedesca, Roma 1974, voi. 111°-pp. 1389-1396. Per la situazione in Austria anche: D.H. COLE, Storia del pensiero socialista, Bari 1976 - vol. 1/1-2, pp. 5-50.

(18)  Qualche nota biografica sul Grassi - Biondi è in Renzulli, Economia e società in Carnia fra '800 e '900 cit., pp. 269-270. Il boicottaggio contro il medico ha, per cosi dire, un suo culmine nel tentativo di 'licenziamento' da parte dei comune nel  1906 (ad es. "Lavoratore Friulano" 17.3.1906). Qualche anno dopo, in ogni modo, il comune sarà socialista.

(19)  Sottoscrizione del Circolo Femminile di Prato in "Lavoratore Friulano" 17.8.1907. Sottoscrizione di donne da Pitts-burgh, assieme ai loro compagni, in "Lavoratore Friulano" 22.5.1909. Notizie su Romana Gonano, socialista, ammalata ad Allegheny (USA), in "Lavoratore Friulano" 23.2.1907.

(20)  Dal Registro verbali del Circolo Educativo Democratico citato in Renzulli, Economia e società in Carnia fra '800 e '900, cit., p. 281.

(21)  V Congresso degli emigranti in Friuli - Gemona 29.1.1905 in "Lavoratore Friulano" 31.1.1905.

(22)  IV Congresso Provinciale Socialista - Tolmezzo 28.1.1906 in "Lavoratore Friulano" 3.2.1906.

(23)  V Congresso Socialista Provinciale in "Lavoratore Friulano" 18.1.1908. A quel tempo la sezione pesarina conta 80 iscritti.

(24)  "Lavoratore Friulano" 26.2.1910 e "Lavoratore Friulano" 12.2.1910. Il recapito dei gruppi anarchici è segnalato in "Lavoratore Friulano" 2 aprile 1910.

(25)  "L'inaugurazione della Casa del Popolo di Prato Carnico", in "Lavoratore Friulano" 9.2.1913.

(26)  Una conferenza antimilitarista del Mazzoni si era tenuta nei locali non ancora ufficialmente aperti, della Casa del Popolo, nel marzo del '12 ("Lavoratore Friulano" 10.3.1912).

(27)  Comunicato pubblicate sul "Lavoratore Friulano" 19.1.1913.

(28)  1913-1979- Casa del Popolo • Prato Carnico...  cit.

(29)  Ibidem.

(30)  O. FABIAN, Diario storico, inedito. Il diario mi è stato recapitato, in copia, grazie alla gentilezza del dr. Giorgio Ferigo, di Comeglians.

(31) COOPERATIVA POPOLARE DI CONSUMO, Registro verbali. Riunioni dal 5 marzo 1916 all'1.11.1918. Presso ACdP.

(32)  O. FABIAN, Diario... cit.

(33)  "Patria del Friuli", 22.7.1919.

(34)  "Patria del Friuli" 23.7.1919.

(35)  "Lavoratore Friulano" 27.9.1919.

(36)  "Lavoratore Friulano" 1.5.1920.

(37)  "Lavoratore Friulano" 13.6.1920.

(38)  Sottoscrizione pro minatori di Fusea, ma anche pro Russia affamata, cui partecipa la stessa USI di Prato, in 'Spartaco' n. 13 - 1921.

(39)  Coop. Popolare di consumo, cit. Assemblea 27.4.1919.

(40)  Coop. Popolare di consumo, cit. Riunione consiliare 31.5.1919.

(41) COOPERATIVA DI LAVORO "VAL PESARINA", Registro verbali. Prima riunione consiliare 17.9.1919. In ACdP.

(42)  Coop. Lavoro 'Val Pesarina', cit. Riunioni 26.4.1920 e 3.5.1920. La direzione cooperativa, dal canto suo, minaccia, nella riunione del 21.6.1920, la risoluzione dei contratti già stipulati.

(43)  Coop. Lavoro 'Val Pesarina', cit. Riunione 4.7.1920. L'accordo, stipulato dopo lunga trattativa con una Commissione Operaia (Giacomo Leita, Giacomo Gonano, Sebastiano Pomarè, Luigi D'Agaro), prevede una diminuzione delle paghe fissate in precedenza, del 20% circa.

(44)  Coop. Popolare di Consumo, cit., riunione 5.5.1920.

(45)  Coop. Popolare di Consumo, cit., riunione 25.3.1922.

(46)  Osvaldo Fabian, Diario, cit. L'episodio è pubblicato, con pochissime variazioni, anche in O. FABIAN, I fascisti ritornano indietro, in "Lavoratore Friulano" 1971 Numero speciale in occasione del cinquantenario della fondazioni

(4 7) La situazione è in ogni modo grave, in quei mesi, in tutta la provincia oltreché in Carnia, come emerge dal convegno e Conegliano ai primi del 1920 ("Lavoratore Friulano" 4.1.1920). Si può vedere anche "Serrata cooperativa in Carnia' in "Lavoratore Friulano" 9.5.1920. La notizia dell'arrivo di un mutuo prima sospeso è data alla Coop. di Lavoro nella riunione del 13.9.1920.

(48)  "Lavoratore Friulano" 15.10.1921.

(49)  Coop. Popolare di consumo, cit. Riunione consiliare 1.11.1921.

(50)  L'accordo che prevede la fornitura di generi ai soci della Cooperativa dietro rilascio di 'buoni' risulta da: Coop. Popolare di consumo, cit., riunione consiliare 1.10.1922.

(51)  Coop. Popolare di consumo, cit., riunione consiliare 25.3.1922.

(52)  Coop. Popolare di consumo, cit, assemblea generale 25.3,1923; intervento G. Leita.

(53)  Considerando come indicatori della partecipazione alla vita cooperativa i dati sui presenti alle varie assemblee generali annuali, come risultato dal citato registro verbali, il calo è evidente. Si passa dai 58 soci presenti alla assemblea del 22.2.1920 ai 29 presenti a quella del 25.3.1923. Non è riportato il dato relativo al '24, ma l'assemblea può svolgersi solo in lla convocazione.

(54)  Coop. Lavoro Val Pesarina', cit., riunione consiliare 17.5.1923.

(55)  Presso l'ACdP esiste il registro entrate e spese del cantiere di Amiens, istituito dalla Coop. Lavoro. La contabilità va dal 2 giugno 1923 al dicembre 1931.

(56) Coop. Lavoro 'Val Pesarina', cit., La comunicazione del Giorgessi è letta nella riunione del 27.11.1924. Prima c'era stata una visita in Francia di Ermenegildo D'Agaro, con notizie non molto ottimistiche, letta nella riunione del 19.4.1924.

(57) Dati in appendice a M. GORTANI, G. PITTONI, Lo spopolamento montano della montagna friulana, Roma 1938.

(58)  Le notizie su Dino Solari sono in B. STEFFÈ (a cura di), Antifascisti di Trieste, Istria, Isontino e Friuli in Spagna,Trieste 1974, e nel Quaderno n. 1 - gennaio 1982, p. 19, dell'ASSOCIAZ/ONE ITALIANA COMBATTENTI VOLONTARI ANTIFASCISTI DI SPAGNA, con sede a Roma.

(59)  Colloquio di Marco Puppini con Ido Petris, cit., liberamente trascritto.

(60)  Colloquio di Giglio Cimador con Claudio Venza, a Prato Carniico.

(61)  1913-1979 - Casa del Popolo - Prato Carnico, cit.

(62)  Società Operaia di Mutuo Soccorso e Istruzione di Prato Carnico, cit., riunione 11.12.1933.

(63)  Cooperativa Lavoro 'Val Pesarina', cit., riunione 8.4.1934.

(64)  Le notizie sulla Resistenza sono tratte da: G. ANGELI, M. CANDOTTI, Carnia libera, Udine 1971; M. CANDOTTI, Lotta partigiana in Carnia, 1944-45, in 'Storia contemporanea in Friuli' n. 11, a. X, 1980, e dal già citato Diario di Osvaldo Fabian molto dettagliato per quanto riguarda le vicende del suo comune.

(65)  G. Angeli, N. Candotti, Carnia libera, cit., parte documentaria, atti del CLN di Prato Carnico, pp. 253-261.

(66)  Sono notizie tratte in gran parte, oltreché dalle fonti sopra citate, dal Ruolino partigiani caduti e civili caduti della Garibaldi - Carnia, messomi gentilmente a disposizione dal dr. Ciro Nigris, di Udine.

(67) G. Angeli, N. Candotti, cit., appendice documentaria, riunione del CLN di Prato Carnico in data 13.12.1944, intervento Fabian, p. 259.

(68)  Sugli episodi oltreché il Diario di O. Fabian e M. Candotti, Lotta partigiana... cit., anche: M. CANDOTTI, II battaglione Stalin, in 'Storia contemporanea in Friuli' n. 6 - a. V-1975.

(69)  Sulla battaglia di Ovaro gli interventi sono stati diversi, ma nessuno, a detta degli stessi autori, decisivo per chiarire la dinamica di un episodio cosi doloroso. Una citazione dei vari interventi si può trovare in M. Candotti, Lotta partigiana... cit., in nota. Su Emilio Cleva, cenni ad es. anche in M. GORTANI, II martirio della Carnia, Tolmezzo 1966, p. 106.

(70)  1913- 1979 - Casa del Popolo - Prato Carnico, cit.